La solitudine dell’autore satirico. “E a fare questo mestiere si diventa pure schizofrenici. Sul piano politico mi auguro che questo governo cada tra cinque minuti, ma per lavorare è una manna dal cielo”, sogghigna Stefano Disegni, rigirandosi tra le mani il volume L’importanza di chiamarsi Giorgia e altre farse (PaperFirst, 22 euro, prefazione di Antonio Padellaro), ora in libreria. L’ascesa della Meloni verso Palazzo Chigi è ripercorsa da Disegni “a partire dagli sketch di certe gite a Ostia, dove quel suo zio polemicamente di sinistra è modellato sul calco del mio. Zio Peppino, che ci portava al mare con le cibarie in ghiacciaia. Nelle mie tavole quella saggezza popolare, quella saggezza critica si ribalta nel ‘pochismo’ e nell’indole vernacolare del clan di Giorgia. E ho notato solo dopo averla inventata per la pagina domenicale del Fatto la genialata inconscia, giuro, di Meloni che sputa cocomeri”. Può essere. Ma l’ironia del Nostro resta ambigua. Sostiene, Disegni, di essere addirittura “un profeta: perché la premier che calza l’elmetto l’ho raffigurata tre anni fa. Così come, su un altro scenario, ho anticipato di molto i ritrattucci dei cardinali gay. Quando Bergoglio se n’è uscito con la ‘frociaggine’ in Vaticano ho capito di non aver esagerato. Vedo, anticipo scenari: i lettori del nostro quotidiano hanno già visto Schein e Conte alleati nel ‘campo largo’: solo voci su vignette vuote”. Però con la Meloni Disegni vince facile, non ha bisogno di calcare troppo la mina: “Una che si nasconde dentro la giacca a Montecitorio, fa la corsetta al bagno e si autodefinisce stronza ti agevola la sceneggiatura. Per non dire dei suoi Monsters & Co. nell’esecutivo, vedi Lollobrigida che ferma i treni. Non mi appassionano, invece, i personaggi opachi, che non hanno alcunché da dire. Tajani? Lo propongo senza faccia, che si porta dietro il cadavere di Berlusconi. Anche qui, sono stato profetico: dopo, i due sono stati accostati sui manifesti elettorali del ministro”. Dalla Ducetta nessuna querela, tuttavia: “La mia è satira di costume”. Una formidabile vendetta meloniana potrebbe materializzarsi sotto forma di incubo notturno. “Mi sveglierei terrorizzato se lei disegnasse me come segretario del PD. Soprattutto se, durante la partita della Nazionale politici, dovessi pure beccarmi l’abbraccio appiccicoso e sudaticcio di Renzi. Giorgia, posa la matita!”.
IN LIBRERIA
Disegni e quel tormento su Meloni: “Disastro politico, oro per la satira”
Ecco ”L’importanza di chiamarsi Giorgia” - Le pagine domenicali sul Fatto diventano il racconto dell’ascesa al potere, tra sputi e corse al bagno
26 Luglio 2024